Alex Carpani – L’Orizzonte degli eventi – recensione

Alex Carpani è un musicista italiano con una carriera (quasi) trentennale alle spalle, che lo vede conosciuto anche all’estero. Scopre il rock progressivo da giovanissimo grazie all’incontro illuminante con il mitico Keith Emerson, che ne ha influenzato, inevitabilmente, gusti e stile.
Quinto album da solista, “L’Orizzonte degli eventi” vede la luce dopo la previa uscita dei due singoli “Nel ventre del buio” e “Lava bollente” e dal 24 luglio è disponibile in versione digitale oltre al formato CD fisico corredato da un bel booklet di 20 pagine con tanto di testi ed immagini suggestive.
Stilisticamente rappresenta il punto di arrivo dopo un lungo periodo di transizione: una svolta artistica del tutto personale, descritta come un viaggio interiore all’insegna del cambiamento.
In primis l’elemento testuale: trattandosi di un disco intimo ed esistenziale, per la prima volta il tastierista e cantante sceglie di servirsi della lingua italiana (invece dell’inglese) per veicolare il messaggio con maggiore immediatezza.
In secondo luogo, la sofferta fase riflessiva ha determinato, in modo tangibile, l’allontanamento dalle già rodate sonorità progressive, per dirigersi verso un rock più essenziale e immediato.
Se il lento cambiamento (ispirato a nomi celebri come i Porcupine Tree, Radiohead, Steven Wilson, Haken), aveva già orientato i precedenti “So close. So far.” (2016) ed “Aerostation” (2018), distaccandoli gradualmente dalle elaborate architetture del prog, nel nuovo lavoro la metamorfosi è giunta a compimento. “L’orizzonte degli eventi” sfoggia, infatti, una rinnovata veste decisamente rock/hard rock, permeata da un sound monolitico a senso unico.
Per la realizzazione viene confermata una formazione a tre, già testata nei live degli Aerostation. Un power-trio davvero affiatato che vede Alex Carpani (voce, tastiere e chitarre virtuali) affiancato dagli impeccabili e solidissimi GB Giorgi al basso (Ermal Meta, Umberto Tozzi, Anna Oxa, ecc…) e da Bruno Farinelli alla batteria (Lucio Dalla, Elisa, Cesare Cremonini, ecc…).
Il risultato è un album dal carattere massiccio ed impattante, che cerca nell’immediatezza e nella potenza la nuova via per arrivare all’ascoltatore.
Certamente più contemporaneo e diretto rispetto ai precedenti (ancora attratti dalle sonorità anni ’70), il nuovo lavoro soffre un po’, a parere di chi scrive, di eccessiva “monocromìa sonora”. Nel pieno rispetto delle intenzioni compositive, la pienezza un po’ ridondante dei brani, e le ritmiche serrate che contrassegnano la quasi totalità del CD, appaiono non consentire l’immediata riconoscibilità delle varie canzoni e, alla lunga, tendono a smorzare il coinvolgimento nell’ascolto. Infatti, le otto composizioni presenti (ad esclusione del pezzo d’apertura dal carattere puramente introduttivo), mostrano tutte un generale profilo muscolare e grintoso, che se da un lato permette l’istantanea immersione nell’animus dei pezzi, dall’altro lascia poco spazio ai momenti di respiro, confinati in parsimoniose progressioni melodiche tra le strofe e i ritornelli.
Una virata decisa e coraggiosa, quella del Carpani, alla ricerca dell’essenza del rock, che approda ad un sound potente e graffiante. Territorio certamente familiare per gli amanti di atmosfere monolitiche e vigorose, ma che (forse) rischia di allontanarsi dal pubblico affezionato a sonorità più morbide, volte allo sviluppo strumentale maggiormente articolato dei brani.
Nel complesso, “L’orizzonte degli eventi” è registrato e suonato davvero molto bene, anche se l’eccessiva densità sonora degli arrangiamenti lo rende, a tratti, leggermente ripetitivo.
Andrea Ghezzi – Musical Box © 2020 – Music-Alive – 27.07.2020
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