ALEX MUSATOV – Songs from another world

E’ stupefacente quando l’algoritmo di Youtube riesce a captare gli stato d’animo, quasi fosse un’intelligenza reale, restituendo le appropriate proposte musicali nascoste nel suo immenso database. E’ così che ho scoperto il recentissimo album “Songs from another world”: grazie alla più popolare tra le intelligenze artificiali.
Compositore e protagonista è Alexey “Alex” Musatov, classe 1988, nato in Russia e successivamente trasferitosi in Argentina, a Buenos Aires.
La sua formazione musicale è importante e necessita di una sintesi se non si vogliono riempire pagine intere: si avvicina al violino alla giovanissima età di sei anni, studiando alla Accademia di musica Gnessin a Mosca. Membro dell’Orchestra relativa si esibisce negli auditori più importanti di Mosca, tra i quali quello del Conservatorio Tchaikovsky,e del Museo Glinka).
A Buenos Aires gli proseguono affrontando la chitarra, nelle versioni classica ed elettrica, presso l’Università Nazionale di Musica Popolare e Jazz.
Numerose le collaborazioni: Orquesta Típica Fernandez Fierro, Poli & Prietto, Julieta Laso, Luzmila Carpio (Bolivia), Tomi Lebrero, Pilsen, Juga, Sof Tot, Astillero, Fabio Armiliato, Noelia Moncada, Ezequiel Borra, El Gnomo Y La Filarmonica Cosmica and Guillermo Beresñak. Esperienze importanti perché i nominati sono quasi tutti giovani musicisti di alto calibro, impegnati nella reinterpretazione, non necessariamente ortodossa, della ricchissima tradizione artistica popolare sudamericana, il Tango su tutti. Obiettivo è rinnovare, donare energia e nuova vitalità a questa importante eredità culturale, per riavvicinare i più giovani, distratti dalle nuove derive del pop “latino”.
Con “Songs from another world”, Alex ci presenta un mondo che, come si può dedurre dal titolo, si distacca momentaneamente dalla tradizione fin qui descritta. Gli otto brani di questa sua opera prima da solista, rappresentano un viaggio intimo e sospeso, disegnano un universo sicuramente figlio delle esperienze precedenti, ma appartenenti, appunto, ad un altro mondo. Le composizioni sono minimaliste, interamente ed esclusivamente accompagnate da voce e violino.
Il risultato è un lavoro evocativo, ipnotico, in cui la malinconia prende il sopravvento. Le atmosfere sono ampie e misteriose; il largo uso del riverbero apre la spazialità sonora rendendo il tutto sognante, favorendo la meditazione.
Stilisticamente tra il neo-classico con sfumature gotiche e il folk, può ricordare il riuscitissimo “Arkeology” degli Arkè String Quartet, qualcosa degli Oregon o dei Quintorigo ma tali paragoni sono da prendere alla larga.

Alex Musatov è a proprio agio tra i suoi mondi: la struttura dei brani è costruita per mezzo di ostinati ottenuti col “pizzicato” per le ritmiche delicatissime, sopra le quali è tessuta l’armonia con lunghe note limpide, ma ogni traccia presenta tecniche differenti.
Le parti cantate sono convincenti, con ampio uso del vocalizzo, e perfettamente integrate alle trame melodiche del violino in una miscela sonora accattivante, facendo apprezzare le qualità vocali che affiancano quelle strumentali. Da annotare l’unica guest dell’intero album nel brano “This world”, dove l’accompagnamento vocale è affidato a Sof Tot, pseudonimo di Sofia “Toti” Trucco, cantante e attrice argentina, che arricchisce l’atmosfera con la sua voce.
Non servono ulteriori strumenti, né altre sovrastrutture per aggiungere qualcosa a un album perfettamente congegnato ed equilibrato nei suoi semplici meccanismi armoniosi.
“Songs from another world” è un viaggio nel quale immergersi, un universo di pace e tranquillità, che scorrendo fluido attraverso le sue stazioni, termina prima di quanto si vorrebbe. La chiave per l’ascolto è una questione fiduciaria. Per goderne pienamente necessita l’affidarsi completamente a questo giovane musicista talentuoso, che diventa la guida di questo viaggio sospeso nel tempo e nello spazio del suo immaginario musicale, costruito in maniera impeccabile.
Unico difetto – se così si vuol definire – potrebbe essere la fruibilità. In un universo musicale nel quale la tendenza è gareggiare a chi fa più rumore, stravolgendo le sonorità tramite l’uso dispositivi ed artifici elettronici, un album come questo firmato da Alex Musatov difficilmente troverà la diffusione che, a mio avviso, meriterebbe. Qui il percorso compiuto è quello opposto, una coraggiosa quanto ben riuscita semplificazione, alla riscoperta della radice del suono (quasi) puro: un cordofono, e la voce.
Andrea Ghezzi – Musical Box © 2020 – Music-Alive
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