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Brunella Selo – Terre del finimondo – recensione

Music Alive | Luglio 19, 2020

Lo splendido “Terre del finimondo” è il quinto disco di Brunella Selo, affermata cantante e musicista napoletana, che dagli anni ’80 si esprime spaziando dagli ambiti della musica popolare, al folk, al jazz, giungendo fino alla classica contemporanea.

Il disco giunge ad otto anni di distanza dal precedente “Io sono Ulisse” (2012). Rispetto a quest’ultimo, il nuovo album differisce sia sul piano professionale che personale. Se il precedente era permeato da una certa inquietudine, alla ricerca dei percorsi della vita, di altri mari e nuovi orizzonti, “Terre del finimondo” rappresenta l’approdo raggiunto, la consapevolezza di aver attraversato la tempesta, di aver testato le proprie fragilità e risorse, e volge ad un’allegorica rinascita.

Nell’opera emergono i temi del viaggio, dell’evoluzione personale, delle miserie, dei riscatti e dei ponti culturali. Quest’ultimo, in particolare, ne esprime il concetto chiave compositivo.

Ho la personale convinzione che le nuove frontiere della musica vadano ricercate nella mescolanza di generi differenti, tramite l’abbattimento dei vecchi schemi, per aiutare l’espressività a superare le rigide barriere degli stili preconcetti. Questo disco si muove esattamente in questa direzione. La Selo, infatti, costruisce, in modo convincente, un metaforico ponte tra le melodie napoletane e la musica popolare brasiliana, avvicinando le due realtà. Un collegamento tra oceani e terre, tra suoni e colori, che l’autrice spiega così:

«La “musica brasiliana” racchiude in sé un’infinità di mondi: la musica popolare, lo choro, il forro, il samba… un territorio talmente vasto, geograficamente e musicalmente, che è impossibile da ricondurre ad unico concetto. La sua bellezza è fonte di continua ispirazione, come tutte le culture in cui confluiscono etnie diverse: in Brasile indios, africani, portoghesi, olandesi; a Napoli greci, arabi, francesi e spagnoli. Sono entrambi mondi ricchi di un’infinita umanità, ed anche musicalmente abbracciano un’illimitata gamma di sentimenti, ritmi, suggestioni. Come non restarne affascinati?».

L’immaginaria connessione tra Napoli e Rio de Janeiro, mondi così lontani eppure simili, traccia il sentiero che anima gli 11 brani dell’album. Alcuni originali firmati dalla cantante stessa, ed altri che sono personalissime rielaborazioni di grandi autori brasiliani come João Bosco (De frente pro crime), Jacob do Bandolim (Doce de coco) e Chico Buarque de Hollanda (Sinhá). I testi, alcuni in napoletano, ed altri in portoghese, rafforzano ancora il senso di commistione culturale.

Molte le collaborazioni che arricchiscono il CD: da quelle autoriali (Antonello Paliotti, Lello Giulivo, Pasquale Fama, Piero De Asmundis) a quelle strumentali di cui sono costellate le varie canzoni.

Il prodotto si presenta in un bel digipack a due ante, corredato di un libretto a 16 pagine contenente i testi e tutti i collaboratori/musicisti partecipanti.

Confezione a parte, è nel contenuto del CD che se ne apprezza la reale sostanza. La miscela musicale proposta appare, infatti, di eccellente fattura, a cominciare dalla qualità audio fonica di alto profilo professionale, e dalle performances di tutti i musicisti partecipanti che animano le canzoni.

L’ascolto dell’album è una continua sorpresa, l’incontro tra le due tradizioni descritte sublima in un caldo, vivace ed avvolgente sposalizio di stili. L’uso di soli strumenti acustici dona a tutto il lavoro un accogliente effetto cullante.

Tra le tappe di questo vibrante viaggio sonoro:  “Vesuviagem”, colorita diapositiva di Napoli, delle sue meraviglie e del suo proverbiale caos, il cui negativo restituisce l’’immagine delle tipiche metropoli brasiliane.

La delicatissima “Tarsila”, invece, vede protagonisti la splendida interpretazione vocale della Selo accompagnata dalla chitarra, e il raffinato arrangiamento di basso fretless suonato da Dario Franco. “Lassame sta”, è una dolce carezza intervallata da deliziosi arrangiamenti di oboe e di un’ensemble di archi. “De frente pro crime” di João Bosco è esempio calzante di crossover: ritmi tipicamente brasiliani con accompagnamento di fiati in chiave street band jazzistica, che culmina in un finale folkloristico di una processione tipicamente “nostrana”.

Ed ancora “Nasco ddoje vote”, brano davvero ispirato, che esplora sinuose ed intriganti melodie. Un pezzo estremamente raffinato che si pone tra i momenti più alti dell’opera.

Nella sua interezza, “Terre del finimondo”  giunge gradito all’orecchio ed è un’ennesima conferma dell’estrema vitalità del panorama artistico italiano. Tra le sonorità vivaci, segnate da una punta malinconica (elemento caratterizzante della musica brasiliana, quanto di quella tradizionale napoletana), gli eleganti arrangiamenti sostengono la voce della cantante, agile e cristallina, come un incantevole zampillo di colori. Un’esperienza d’ascolto sinceramente consigliata.

Andrea GhezziMusical Box © 2020 – Music-Alive – 19.07.2020

Pubblicato da Music Alive

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