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HOMUNCULUS RES Andiamo in giro di notte e ci consumiamo nel fuoco

Music Alive | Luglio 25, 2020

AMS Records pubblica il quarto album della originale band palermitana: la società dei consumi riletta tra progressive, jazz-rock e Canterbury in ‘Andiamo in giro di notte e ci consumiamo nel fuoco’

Il fuoco, il consumismo, il prog contemporaneo: tornano gli Homunculus Res

In girum imus nocte et consumimur igni – in italiano Andiamo in giro di notte e ci consumiamo nel fuoco – è un indovinello palindromo di un anonimo medievale ripreso da Guy Debord per descrivere metaforicamente la società dei consumi in cui siamo immersi oggi, in una forma esasperata e sempre più legata all’immagine. Andiamo in giro di notte e ci consumiamo nel fuoco è anche il titolo del quarto album degli Homunculus Res, l’originale formazione palermitana che si è ritagliata uno spazio più unico che raro nel panorama internazionale progressive.

Andiamo in giro di notte e ci consumiamo nel fuoco, primo album del gruppo per AMS Records, è più essenziale e diretto che in precedenza, in tutti i brani ci sono riferimenti più o meno espliciti a fuoco, luce, calore, elettricità, nonché numerose metafore, messaggi subliminali, presenze mistiche e oscure, e molti altri dettagli che rendono questo lavoro stratificato e complesso. La discografia degli Homunculus Res ha una forte componente simbolica, filosofica e psicologica: il primo album è stato dedicato al connubio terra/morte, il secondo ad acqua/malattia, il terzo ad aria/sogno e il quarto, questo nuovo capitolo a fuoco/consumismo. Gli Homunculus descrivono nascita, crescita, sviluppo, vizi e paure dell’homunculus: caricatura dell’uomo.

Homunculus Res è nato nel 2010 dall’unione tra Dario D’Alessandro – autore di musica, testi e illustrazioni – e i fratelli Di Giovanni, con la precisa volontà di giocare con tempi spezzati e arrangiamenti obliqui, traendo ispirazione dal cosiddetto suono di Canterbury, il movimento Rock In Opposition e il pop psichedelico barocco, per arrivare a una forma di jazz-rock melodico, leggero e ironico. Fondamentale è stato l’apporto al mix e alla co-produzione di Paolo Botta, tastierista dei Not A Good Sign. Dal secondo album Come si diventa ciò che si era (2015) la band ha cominciato a collaborare con una vasta schiera di musicisti tra cui David Newhouse (Muffins), Aldo De Scalzi (Picchio dal Pozzo), Steve Kretzmer (Rascal Reporters), Regal Worm, i francesi Alco Frisbass, Wyatt Moss-Wellington, Lorenzo e Tommaso Leddi (Stormy Six, Mamma non piangere), Rocco Lomonaco (Breznev Fun Club), Luciano Margorani (LA1919) e Petter Herbertsson (Testbild!).

Pubblicato da Music Alive

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