IL SOGNO DI RUBIK – “Tentacles and miracles”

Ricordo benissimo il giorno in cui mio padre introdusse il cubo magico di Rubik nella mia vita. Ero un bambino di tre, forse quattro anni, e quell’oggetto così misterioso, snodabile e colorato mi suscitava un fascino irresistibile.
Ricordo anche la sua espressione stupita quando, con aria soddisfatta, glielo mostrai risolto. Avevo trovato il mio personalissimo metodo per giungerne a capo, staccando uno ad uno gli adesivi colorati per poi riattaccarli nell’ordine corretto: un colore unico per ogni faccia. La sua impressione di avere un figlio genio durò poco perché si accorse presto del mio inganno notando i piccoli adesivi riattaccati maldestramente. A dire il vero, si arrabbiò anche un po’ …
Oggi, dopo tanti anni, il gruppo Il Sogno di Rubik mi rievoca quel magico senso di interesse e curiosità per il cubo omonimo, e con questo sentimento ho affrontato l’ascolto del loro CD d’esordio: “Tentacles and miracles”
L’album della band fondata da Francesco Festinante (testi e voce) e Cosimo D’elia (chitarre, basso, programmazioni midi), entrambi pugliesi, viene presentato al pubblico in formato CD cartonato a tre ante, contenente un ricco leporello ad 8 facciate.
Per l’uscita ufficiale il gruppo ha scelto la data del 21 giugno, il solstizio d’estate, simbolo di rinascita, ma anche giorno di protesta dei musicisti italiani nei confronti del Governo che non supporterebbe adeguatamente i lavoratori della musica, e l’ambito culturale in genere. Per paradosso, si è voluto lanciare il disco proprio nella giornata deputata al totale silenzio musicale…
La genesi del progetto prende spunto dal quesito: quali potrebbero essere i sogni di Ernő Rubik, inventore del famoso cubo? Le composizioni ottenute rappresentano il tentativo di dare una forma musicale alla curiosa domanda .
Il lavoro in esame, narrano gli autori, rappresenta il viaggio onirico intrapreso da un gruppo di ipotetici personaggi posti all’interno di un labirinto magico, governato da un’entità chiamata “Tentaclenight”. Quest’ultima metterà a dura prova i malcapitati attraverso esperienze singolari, ostacolandoli nella ricerca dell’uscita che conduce al pozzo dei miracoli. E’ un viaggio introspettivo, naturalmente, in cui i protagonisti incarnano le molteplicità degli “io” coesistenti in ogni personalità, che tendono ad emergere a tratti alterni, prendendo il sopravvento a seconda delle circostanze.
L’album si colloca a pieno titolo nel vasto universo del metal/rock progressivo, presenta una vena fortemente teatrale con ampi momenti narrativi, e una palette sonora ricca di colori.
Chiariamo subito che per entrare in sintonia con l’opera servono più ascolti attenti. Infatti, i cambi di tempo, di genere e di stile, sono numerosi e continui, rivelando un’elaborata architettura compositiva e di arrangiamento. Questa complessità generale non offre una fruibilità immediata, e rari sono i momenti in cui l’ascoltatore riesce ad avere dei punti di riferimento, sicurezze alle quali aggrapparsi. Se l’intento era quello di riprodurre in musica il senso del claustrofobico smarrimento all’interno del labirinto, bisogna riconoscere che i ragazzi de Il Sogno di Rubik sono riusciti in pieno, ed in questo senso, la longevità dell’album è sicuramente garantita.
I brani traboccano di contaminazioni. Evidenti quelle provenienti dai King Crimson più rocciosi, o quelli degli intrecci chitarristici frippiani, ma si individuano anche influenze Zappiane; emergono anche i Deep Purple, Steven Wilson e qualcosa del pop anni ’80, oltre a citazioni di Hendrix e dei Goblin, solo per riportarne alcune.
Si può affermare che negli otto brani componenti il disco ci sarebbe materiale sufficiente per realizzare tre album!
Altrettanto eclettiche le parti vocali, in lingua inglese, sulle quali il gruppo ha lavorato egregiamente: nei brani si passa agevolmente dal recitativo (magari accompagnato da melodie lontanamente medievali), ad uno stile più metal, attraverso tonalità più morbide da glam rock che ricordano un po’ David Sylvian. Molti gli effetti usati sulla voce, belli i contrappunti sovraincisi.
Va inoltre riconosciuta l’indubbia abilità tecnica dimostrata, necessaria per affrontare la complessità dei brani in continua evoluzione. Abilità incorniciata da un prodotto registrato, mixato e presentato molto bene.
Tentacles and miracles è un album “pieno” (a volte troppo?) il cui ascolto ha sdoppiato il mio senso critico in una parte razionale ed in una emozionale…
Razionalmente ho gradito questo lavoro per tutto quello che contiene: le idee sono molte, e le numerose contaminazioni di generi vengono svelate poco alla volta, ascolto dopo ascolto.
Tuttavia ho dovuto fare i conti anche con la sfera emotiva. Pur essendo, il rock progressive, parte fondamentale del mio background culturale, prediligo sonorità più morbide e asciutte di quelle qui presentate. I fitti cambi di tempo repentini, il sound sostanzialmente heavy, gli elaboratissimi pattern ritmici senza soste e gli eccessivi virtuosismi a volte fini a sé stessi, non lasciano troppo spazio alle aperture distensive. Ciò ha suscitato, a tratti, affanno e fatica nell’attenzione ed un bisogno di distacco, necessario al ristoro. Lo sviluppo di alcuni temi musicali avviene in modo talmente concitato da rendere un po’ complicata l’affezione alle melodie offerte all’orecchio. Forse non a caso ho gradito maggiormente “The well of miracles” e soprattutto la bella “The suite of miracles”, rispettivamente brani di apertura e di chiusura, che mostrano una livrea meno impetuosa di altri, risultando maggiormente equilibrati.
Il primo album de Il sogno di Rubik si presenta indiscutibilmente audace e pieno di sorprese, seppur con qualche esuberanza di troppo. Merita assolutamente la giusta attenzione e di sicuro riuscirà a gratificare l’appetito dei tanti amanti “irriducibili” del rock prog dalle tinte forti.
Tentacles and miracles è prodotto da Francesco Festinante e Cosimo D’elia, edito da Micio Poldo edizioni musicali e distribuito dalla G.T. Music distribution.
Andrea Ghezzi – Musical Box © 2020 – Music-Alive
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