IL SUOLO: una family artistica, progetto unico nel suo genere

Il Suolo nasce nel marzo 2018, quasi per caso, perchè l’idea e l’intenzione fin dall’inizio sono quelle di creare un progetto e uno spazio comune in cui vengono valorizzate le passioni e le idee dei singoli partecipanti, senza etichettare in base al campo artistico a cui ognuno si dedica. Nasce così il concetto di family, differente da quello di band: i due rapper Lorenzo e Francesco, la cantante Giulia e l’attore monologhista Gian, tutti insieme in studio e sul palco; questo fa sì che diventi difficile stabilire un genere di riferimento. Vista la struttura dei brani (strofe rappate e ritornelli melodici), la similitudine più forte si ritrova nei Fugees, anche per via del timbro caldo e blues di Giulia e delle metriche complesse e ben costruite del rappato, di evidente influenza old school. Tuttavia possiamo parlare di un’attitudine, che cerca di applicare alla musica quello che nella street art fa Banksy: toccare temi delicati e scomodi in maniera leggera. L’attitudine di chi preferisce rischiare di essere preso poco sul serio piuttosto che adottare l’atteggiamento da superstar, restando quindi con i piedi per terra: il suolo appunto, l’angolazione da cui l’essere umano guarda il mondo, il luogo eterogeneo in cui confluiscono gli elementi naturali, la superficie che azzera le distanze tra cielo e terra. Tradotto in termini pratici, i muri che questi ragazzi puntano ad abbattere sono molti: il divario tra artista e pubblico, le intolleranze per il diverso, ma anche quel sistema di autodifesa che scatta quando si ha paura del giudizio altrui, adattandosi al ruolo che gli altri si aspettano che ricopriamo. Si finisce quindi per sacrificare la spontaneità in nome dell’accettazione, dell’approvazione e del senso di appartenenza. Forse è proprio il riscoprire la nostra umanità la chiave per demolire questo muro… Ed il tramite che questi artisti hanno scelto di utilizzare.
Già nell’estate 2018, la family Il
Suolo parte con le esibizioni live che, vista la diversità degli
elementi al suo interno, diventano il principale cavallo di battaglia, data la
possibilità di adattarsi a contesti molto diversi: i live si svolgono infatti
nei contesti più vari: dalle spiagge, ai club, alle fiere, alle sagre, fino alle
piazze delle cittadine di mare.
Grande soddisfazione arriva anche dalla vittoria del Cislianerfest, festival
dedicato alle band emergenti, in seguito alla quale la family si concentra
sulle esibizioni nella sua città natale: tra ottobre 2018 e giugno 2019 li
abbiamo visti in molti locali torinesi tra cui l’Off-Topic, il Magazzino sul Po
e il CSA. Nasce inoltre una profonda amicizia e intesa artistica con gli MCCS,
gruppo torinese che ha dato avvio al format IL CONCERTINO DAL BALCONCINO, che
ha fatto scalpore, oltre che in città, anche su emittenti e giornali nazionali.
Anche l’estate 2019 li vedi protagonisti di un bel mini-tour di 15 giorni in cui hanno girato tutta Italia, da Siracusa a Imperia passando per Udine e Ferrara.

A giugno 2019 esce l’EP “Il
muro del Suolo – Lato A”, prima parte del concept album “Il
muro del Suolo”, un muro da abbattere per giungere alla verità, oltre i
cliché, gli standard e i pregiudizi, composto dalla seguente tracklist: “Di
mano in mano”,”E’ già tanto”, “Umili”, ”Skit”, “Prestige”,
“Tutto Fermo”, “Quando Arrivano Le Idee”.
Da questo EP sono stati pubblicati diversi videoclip, girati su pezzi tutti carichi di contenuto e caratterizzati da un’elevata qualità tecnica e compositiva.
Brano di punta è sicuramente “Umili”, che ci fa notare senza mezzi termini quanto oggi siano due le cose importanti: l’ego e i soldi.
E’ uscito ad agosto 2019 il videoclip ufficiale di “E’ già tanto”, un brano che racconta la società odierna ma che, seppur in maniera apparentemente leggera e senza dubbio canzonatoria, prende una posizione ben chiara esprimendola soprattutto attraverso le immagini del video.
Rap, pop e parlato su uno sfondo di bandiere arcobaleno, slogan stracciati e persone di ogni provenienza, per l’abbattimento delle distanze su più fronti.
Alla pubblicazione di “E’ già tanto” è seguito il mini-tour estivo 2019, durante il quale è nato un nuovo brano, che ha spinto la family a mettersi al lavoro, una volta tornati, sulla seconda parte del disco, che comprenderà anche il singolo “Prima donna sulla luna”, disponibile con il video ufficiale di Youtube dal 16 marzo e in tutti i digital store dal 21 marzo.
Il fulcro di questo brano è il dare spazio ai propri talenti e passioni: in una società in cui l’obiettivo primario sembra quello di doversi adattarsi agli standard, è invece fondamentale circondarsi di persone che capiscano le potenzialità del singolo individuo e che possano valorizzarle aiutando ad esprimerle. Il video si ispira alla figura di Margaret Hamilton, simbolo della scienza al femminile, che nel 1965 divenne responsabile presso il MIT Instrumental Laboratory della progettazione del software di bordo per il Programma Apollo, garantendo il buon esito dell’allunaggio. Attraverso tale figura si riporta in vita la storia di tutte quelle donne che nel passato non hanno potuto realizzarsi, e più in generale di tutti coloro che non trovano spazio per concretizzare la propria passione.
Abbiamo colto l’occasione per rivolgere ai nostri artisti qualche domanda.
D: Il Suolo prima del Suolo. Esperienze musicali individuali passate?
R: Il suolo prima del suolo era comunque il suolo e cioè un ammasso di tentativi di confrontarsi con l’altro e capire l’esterno nei più svariati ambiti. Per quanto riguarda l’ambito musicale in realtà abbiamo tutti appreso e siamo cresciuti facendo, nessuno di noi ha uno studio accademico alle spalle. Proprio per questo anche il lessico utilizzato nella realizzazione dei brani e nella discussione delle scelte che li riguardano non è musicale, ma spesso usiamo esempi della vita quotidiana per fare capire una sensazione ed intenderci. Sarebbe infatti un limite definire il passato musicale di ognuno di noi senza prima considerare i vissuti individuali e di conseguenza i differenti modi di approcciare un lavoro; perchè dopo 2 anni assieme ci siamo accorti che, più delle skills individuali, serve sapere essere focalizzati tutti nello stesso momento sullo stesso punto e per cui la vera sfida è più umana che musicale e consiste nel far dialogare approcci differenti al lavoro.
D: Tutto il progetto ruota intorno all’abbattimento dei clichés e al superamento delle differenze, che non sempre è facile. Come applicate tutto questo in fase compositiva?
R: La cosa più bella è il tetris, quando scende dall’alto quel pezzo stipato là da mesi e più che tornare perfetto arriva perfino attuale e incastra tutto quello che hai tra le mani. Possiamo dire che non c’è una regola, nella family tutti sono in grado di tirare fuori un input che sia un testo, un accenno di melodia, una parola forte, un concept o una scorreggia. Ci sono pezzi che hanno avuto il primo input da uno di noi, come ci sono pezzi nati da situazioni vissute insieme. A volte cerchiamo di metterci là tutti e 4, per creare un pezzo da zero a tavolino che preveda determinati destini, poi però quel tavolino ce lo portiamo dietro, sia che riusciamo ad avere un’idea subito, sia se la stiamo solo aspettando. Quindi l’unica vera regola è che ognuno di noi senta di aver messo del valore nel prodotto finale perchè generalmente, quando anche solo uno solo di noi non si preoccupa di rispondere a tutti i dubbi che vengono nel processo creativo, le cose escono incomplete.
D: Oltre ad essere un contenitore musicale, il Suolo è un contenitore di arte in senso generale. Oltre alla musica, quali ambiti artistici vi appassionano e ispirano? Svolgete altre attività in ambito artistico?
R: Ci appassionano il cinema, il disegno, la scenografia, la sceneggiatura, il teatro, i costumi e soprattutto quando questi si svolgono in live è bellissimo, ne abbiamo un’esperienza per ciascuna. Consideriamo arte anche le cose più noiose. Alla fine forse è più l’approccio che definisce cosa è arte o no. Nell’ultimo periodo ci stiamo occupando di un’iniziativa volta alla rivalorizzazione del suolo pubblico e perciò stiamo coinvolgendo molti writers per coprire scritte consumate sui muri con nuovi graffiti.
D: Con quali musicisti vi piacerebbe condividere il palco? Background, gusto personale, sogni, questa domanda è l’angolo dello sparare alto.
R: Con Morgan, per dimostrare che si può usare lo sgarbo di un compagno di palco per rendere lo show più figo.
D: Progetti per il futuro?
R: È una bella domanda. Ci possiamo rivedere come quelli che fanno tutto prevedendolo, quelli che pensano al presente e chi non ci pensa proprio; ma siamo una Family e dovremmo chiederci: che cos’è meglio per tutti per il futuro? Per esempio, in una famiglia non credo sia giusto pensare che è meglio per il figlio andare a studiare ad Harvard se lui non vuole. Il vero obiettivo è creare un complesso artistico che vada al di là dell’attuale industria discografica o meglio ragioni più in orizzontale che in verticale. Al posto di immaginarvi San Siro e un artista famoso sul palco, immaginatevi una via dove potete trovare pittori, writer, attori di teatro, stand up comedians, musicisti etc… tutti uniti da un concept, magari anche con visioni contrapposte.
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A cura di Francesca Saglia – Music-Alive 2020
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