Intervista a Renzo Cantarelli

1)Ciao Renzo, racconta ai nostri lettori come hai iniziato?
Ho cominciato giovanissimo prendendo lezioni di chitarra, vivendo in un ambiente di musicisti: Mio padre violinista e clarinettista e mio fratello contrabbassista. Verso i quindici anni, come tutti gli adolescenti ho cominciato a formare i primi gruppi e a suonare nei locali della Toscana e della Liguria. Dopo qualche anno ho sentito l’esigenza di creare cose mie, di scrivere e interpretare canzoni che mi rappresentassero completamente. I primi tempi , vergognandomi un po’, le spacciavo per composizioni di cantautori famosi suscitando così un’attenzione maggiore da parte del pubblico. Poi rotto il ghiaccio ho finalmente deciso di dichiararne la paternità. Visto l’interesse ho continuato a fare questo meraviglioso gioco – lavoro .
2)Quali sono i locali che prediligi per suonare la tua musica? Com’è il tuo rapporto con pubblico?
Mi piacciono molto i piccoli teatri, le piazze caratteristiche e i locali dove il contatto con il pubblico diventa un modo per raccontarsi e raccontare in un’atmosfera confidenziale. Quando mi esibisco dialogo , scherzo e spesso gioco assieme al pubblico, sdrammatizzando brani un po’ più seri e a volte ne nascono dialoghi simpatici e piacevoli.
3)Cosa pensi dell’importanza dei social-media nel mondo musicale?
Uno strumento indispensabile nella nostra epoca, una grande opportunità per gli artisti, anche di sperimentazione e in continua evoluzione, che ci costringe a guardare sempre avanti e a migliorarci. Oggi chi fa musica ha tanta concorrenza ma anche gli strumenti per distinguersi e farsi conoscere, sta all’artista riuscire ad essere se stesso proponendo cose originali e di qualità.
4)Perché vuoi fare musica?
Una domanda che mi fanno spesso e rispondo che è l’unico modo di esprimermi in modo libero, senza tabù. Vedi, quando parli sei condizionato dalla forma, che spesso sacrifica i contenuti, devi farti capire e quindi usi le parole semplici, che tutti comprendono. Nella musica ti puoi permettere di usare metafore, di lasciare all’interpretazione di chi ascolta, puoi capovolgere la realtà e cantarla, dare un tempo e un ritmo ad una storia. Questo è il bello e la magia di scrivere e cantare una canzone. Questo è il mio mondo , il mio linguaggio…..la mia vita.
5)Il genere che ami? Il genere che odi? Perché?
Penso che la musica sia una continua contaminazione di generi, di suoni e di ritmi. Pensa alla musica popolare, che è il genere che più mi prende, quanta contaminazione ha in seno. Non ci sono particolari generi che odio e ascolto tutto dal flamenco alla musica classica e lirica. Un genere che non ho mai seguito è il rap ma ultimamente sento delle cose carine e non escludo che in futuro non faccia qualcosa con qualche rapper, chissà …le vie della musica sono infinite.
6)Cosa un’artista non dovrebbe mai fare?
Un artista deve rimanere sempre e solo se stesso, non cedere mai alle lusinghe del mercato e soprattutto non deve mai pensare al successo. Ho conosciuto bravissimi musicisti, cantautori che vivono da frustrati perché ancora non è arrivato il loro momento. Credo che la musica sia un dono e riuscire a cantare e suonare di fronte ad un pubblico è già di per se una fortuna.
7)Sogni nel cassetto e progetti per il futuro?
Uno spettacolo teatrale in dialetto, realizzato su una ricerca filologica e cantato nei dialetti locali della mia terra. Ovviamente continuo i live con il mio gruppo , nelle piazze e nei teatri e siccome dormo poco la notte, ne approfitto per scrivere brani del nuovo lavoro che spero di completare entro l’anno.
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