Intervista ad Aria

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1)Ciao Laura, racconta ai nostri lettori come hai iniziato?
L’inizio di tutto è stato come un furore una chiamata improvvisa, a dire il vero volevo diventare una psicoterapeuta, ma la realtà ha avuto molta più fantasia di me, ho intrapreso un altro cammino, nonostante abbia conseguito la laurea in Psicologia, senza spingermi oltre. Ho preferito concentrarmi sulla scrittura e la musica, scrivo poesie da tantissimo.
Prima di convertirmi alla musica, ho vissuto momenti a tratti maniacali, ogni mattina mi alzavo con un’idea, una frase, una storia, ero attratta e investita da una forza calamitante a cui non ho saputo opporre resistenza.
Successivamente le poesie si sono trasformate in canzoni, ma ciò non bastava, ero conscia del fatto che le canzoni avessero bisogno anche di un bel vestito e di una musica che si fondesse con il testo, così iniziai a studiare pianoforte e composizione, è stato un processo naturale e non cercato, non avrei mai pensato di scrivere canzoni ad essere sincera. Ultimamente mi sto dilettando con la chitarra e l’ukulele, mi si è aperto un mondo, non si finisce mai d’imparare, ogni strumento ha la sua particolarità, ho sempre avuto difficoltà ad approcciarmi alla chitarra perché mancina, ma ho trovato la soluzione invertendo ed adattando gli accordi alla chitarra e alla mia sinistrosità.
Ora che dispongo degli strumenti per esprimermi faccio del mio meglio tentando di approfondire in ogni ambito la tecnica, ma sempre per porla al servizio primo e assoluto della creatività, le parole e la musica hanno la stessa identica importanza e onorarle è un duro lavoro, ripaga lo stare bene, questa è la mia medicina, il mio benessere, la mia essenza, il mio daimon.
2)I tuoi brani da cosa nascono e come li sviluppi
I miei brani nascono solitamente su di un pianoforte, nel delirio di un intuizione, per capire se un brano è un buon brano da portare avanti devo aver pianto almeno una volta o essere entrata in uno stato di extasis durante la fase compositiva, quando scrivo sono come rapita e posseduta , non sono io che scrivo le mie canzoni, le pesco dal cielo.
3)Cosa pensi dell’importanza dei social-media nel mondo musicale?
I social media sono di fondamentale importanza, c’è sempre un limite purtroppo nella condivisione della musica, c’è sempre stato qualcuno che decide per noi cosa deve essere fruito e cosa meno, cosa deve condizionare il mercato italiano e straniero, ed è un enorme peccato che in Italia si conosca Justin Bieber e all’estero non si conosca De Andrè per esempio, i social aiutano perché sono dentro al dibattito, la coscienza del dibattito non viene liquidata, quindi troviamo di tutto, dal bello al brutto, l’unico pericolo rimane la scelta e chi abilita noi in questa scelta, siamo in tanti a fare musica e i social media al giorno d’oggi rimangono dei mezzi a cui almeno tentare d’affidarsi, limitando il razzismo musicale grazie alla vastità di scelta e all’immediatezza che li caratterizza.
4)Perché vuoi fare musica?
Voglio fare musica per stare bene e perché non saprei fare altro.
5)Il genere che ami? Il genere che odi? Perché?
Amo tutti i generi di musica, non ho dei limiti sono aperta a tutto, quando la musica è bella il genere diventa solo un nome e una stupida categorizzazione. Una cosa sola odio, la musica priva di comunicazione.
6)Cosa un’artista non dovrebbe mai fare?
Un vero artista non dovrebbe mai elemosinare.
7)Sogni nel cassetto e progetti per il futuro?
Uscirà presto un ep.
Il progetto futuro è quello di esternare e condividere le mie canzoni nella maniera più sincera possibile, proteggere quella razza in via d’estinzione che è il cantautore, proteggere la poesia e ogni forma d’espressione, e sopratutto essere libera.
Sogno futuro? Posso rimandarlo ad una bellissima frase di Giorgio lo Cascio: vorrei fosse una lavoro, ma la chiamate Arte.
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