Intervista ai Virgo

1) Ciao Virgo, raccontate ai nostri lettori come avete iniziato il vostro percorso musicale?
Io, Robo, da autodidatta, sin da adolescente, componevo musica elettronica usando Ableton, Acid… e un pò tutto quello che avevo a disposizione! Poi grazie allo studio della tastiera ho acquisito padronanza nella composizione e nel Gennaio del 2011 ho conosciuto Vera Burghignoli, cantante non professionista, sul vecchio e caro MySpace (ve lo ricordate?). Abbiamo dato vita al progetto Hemetica.
Nel 2016 però avviene l’incontro con Masya che ha studiato canto e pianoforte presso alcune scuole di musica milanesi (con C.Orsingher e R.Sdolfo ad esempio) e ha collaborato con alcuni dj e musicisti (Friends4Arts, Massimo Curzio e Paolo Spatarini, per citane alcuni).
L’alchimia ha voluto che iniziassimo a lavorare ad alcune basi che avevo abbozzato in quella (per me triste) estate…
Dalle ceneri, in pochi mesi, è nato il nostro duo: Virgo.
2) I vostri brani da cosa nascono e come li sviluppate?
I nostri brani nascono dalle nostre esperienze di vita, che sono simili a quelle di tante altre persone nel mondo. Il primo ep, “Sins”, parla d’amore, delle difficoltà nel mantenere in piedi una relazione travagliata ma anche della bellezza e dell’erotismo di cui l’amore stesso è composto. Il secondo ep “Chaos” (prodotto come il primo da Clemmy Communication) è invece un viaggio nelle paure del nostro inconscio, dall’ansia alla quale la società moderna ci sottopone ogni giorno, alla paura di impazzire, attraversando la frustrazione. I nostri testi e le nostre melodie prendono vita da semplicissimi suoni/campionature che evocano esattamente le sensazioni che vogliamo esprimere. Tutto è evocativo quando si parla di Virgo. I nostri pezzi sono un inno alla vita, per quanto difficile essa sia.
Mentre in “Sins” i suoni si ispirano alla italo disco music degli anni ’80 (ricordi d’infanzia), per “Chaos” ci siamo avvicinati alla trap music e utilizzato strumenti “esotici” che abbiamo conosciuto meglio dopo uno stupendo viaggio in Turchia. Le migliori produzioni nascono quando si accostano suoni e ritmi apparentemente molto diversi!
3) Cosa pensate dell’importanza dei social-media nel mondo musicale?
I social permettono a chiunque di esprimere la propria arte (e non arte anche eh!), in modo semplice, diretto e immediato. Ma quando circolano troppe idee finisce che nessuno le ascolta nella loro interezza, o nella peggiore delle ipotesi, le ascolta con molta superficialità. Viviamo nel “mondo globalizzato” dove chiunque può arrivare dove vuole, quando vuole! C’è una straripante disponibilità di musica oggigiorno… Un’inondazione di dati, di input… Ma in realtà siamo soli. Come piccoli pesci di un mare troppo grande nel quale nuotare. D’altro canto, cercando bene e con attenzione, si trovano ancora gruppi e artisti validi. Senza dubbio! Tutti possono avere un’opportunità sul web: è uno strumento fin troppo democratico da questo punto di vista. Senza i social noi non ci saremmo mai conosciuti ad esempio! Viviamo un rapporto di odio-amore per i social. Penso come tutti ormai.
4) Perché volete fare musica?
Non vogliamo fare musica, non lo abbiamo scelto noi. E’ una vocazione. E’ una missione. Ed è qualcosa che dà un senso al tempo, all’esistenza (almeno per noi). La passione per la musica è un richiamo. Per avere le proprie “opere d’arte” occorre dedizione, tempo, impegno e pazienza. Sappiamo che il nostro approccio alla musica non è convenzionale. Ma abbiamo la presunzione di affermare che sia la nuova frontiera del pop moderno, soprattutto all’interno del panorama italiano, ancora dominato dal cantautorato e dal neo melodico. Le persone hanno bisogno di meno parole, poche, ma di quelle giuste! E di sperimentazione! Vogliamo arrivare alla gente attraverso la semplicità ma anche attraverso la ricercatezza. Ci piace evocare le sonorità degli anni ’80 e ’90 ma al tempo stesso sintonizzarci con il mondo contemporaneo. Nella promozione del nostro primo ep “Sins” abbiamo utilizzato, per esempio, immagini di sculture classiche/neoclassiche, per stabilire l’attualità del passato, una dimensione eterna delle emozioni. Ecco: crediamo che i nostri video dimostrino una connessione tra nuovo e nostalgico (avete mai sentito parlare dell’estetica Vaporwave?), con immagini a volte anche demodé. Adoriamo le Polaroid e le care vecchie VHS, gettate però in un vortice dinamico e attuale. Quindi, oltre alla musica, produciamo noi stessi anche la parte visiva: video e foto. Nessuno decide per noi. Vogliamo esplorare ogni singolo aspetto di quello che ci circonda. Autonomamente. Questo è solo l’inizio di un lungo viaggio…
5) Il genere che amate? Il genere che odiate? Perché?
Io (Robo) amo tutto. Tutto nel senso di tutto davvero! Non ha senso etichettare la musica. E’ questo quello che rende le canzoni moderne statiche e irrilevanti. Nessuna definizione, nessun paletto per Virgo. Si può prendere spunto da tutto. Quindi non posso odiare nessun genere. Ho sicuramente un debole per il vintage come già detto. Soprattutto per le produzioni anni ’80. Odio però alcuni cantanti e produttori in “voga” oggi. Ma nessun genere in particolare. Anzi un attimo, ripensandoci… odio moltissimi produttori ahahah. Sento tanta spazzatura e poca ricercatezza ultimamente.
Masya ha ascoltato un po’ di tutto, le fasi della sua vita sono state accompagnate da diversi generi… al di là dei generi, quello che davvero non le piace è la musica prodotta con un intento esclusivamente commerciale, che lascia intuire una mancanza di passione. Un pezzo finito deve essere qualcosa a sé, qualcosa di unico. Può anche non piacere, ma è sempre un’opera d’arte.
6) Cosa un’artista o una band non dovrebbe mai fare?
Un artista DEVE FARE IL CAZZO CHE VUOLE (perdonate il termine). Un artista deve essere libero di esprimersi senza limiti. Nella sua totalità. Nel rispetto degli altri ma senza barriere, ne di sesso, ne di genere, ne di forma. Esprimersi attraverso tutti i canali che ha a disposizione e che sa usare. Per noi questi canali sono la musica e i video. Se io mi chiedessi cosa non fare, non sarei sincero con me stesso ma soprattutto con gli altri. Faccio quello che devo fare sapendo che potrà anche non piacere o potrà dar fastidio. Non importa. Se sei sincero anche gli altri lo percepiscono. Non farei mai un singolo solo per “arrivare”. Nessun compromesso. MAI.
Anche Masya pensa che un artista non dovrebbe mai smettere di produrre, di cercare una strada, ma la sua personale strada. Non dovrebbe cedere alle trappole dele mode passeggere.
7) Il vostro momento più difficile nel vostro percorso musicale?
Il momento? I momenti direi ahah! Ogni giorno. Alzarci e sapere che è difficile arrivare alle persone. L’indifferenza per un artista è la cosa più brutta. Sapere di non essere ascoltati ci terrorizza. Perché parliamoci chiaro: se facciamo musica, lo facciamo per condividerla con il mondo intero. Altrimenti canteremmo e suoneremo sotto la doccia, no? Vorremmo fare più live. Tanti! Esprimerci anche dal vivo in tutte le forme! Ecco: scontrarsi con la scarsa disponibilità delle persone e dei luoghi è molto avvilente; persiste ancora il “giro” di conoscenze, di amicizie, di raccomandazioni ingiustificate. Ovunque, non solo in Italia.
8) Sogni nel cassetto e progetti per il futuro?
Ancora TANTA musica ! E un Grammy come miglior album alternativo dell’anno è troppo? ahahah. Scherzi a parte: abbiamo in cantiere il video di una cover/rivisitazione di un famosissimo pezzo anni ’90 (curiosità?). Sono anche già pronti abbastanza pezzi per dare vita ad un nuovo album. Oltre al solito inglese, forse canteremo anche in italiano, o forse anche in arabo… Chi può dirlo! Ci piacerebbe collaborare con artisti di altre etnie. Perché la condivisione e l’incontro di idee crea la novità.
Un pò quel che è successo a me e Masya quando ci siamo conosciuti; mondi opposti ma complementari. Ed è nato Virgo.

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