Intervista a Paola Costantini

1)Ciao, racconta ai nostri lettori come hai iniziato?
Non so quando ho iniziato con precisione, perché fin dall’asilo mi piaceva stare sul palco. Siccome amavo molto la musica, a 6 anni ho iniziato a studiare musica e solfeggio. Negli anni ho continuato a perfezionarmi studiando sax, canto, pianoforte, danza e recitazione.
2)I tuoi brani da cosa nascono e come li sviluppi?
I miei brani nascono solitamente in momenti di tranquillità, senza pensarci troppo, quasi per caso, da una melodia che mi piace e, se dopo alcuni giorni ne sono ancora convinta, inizio a lavorarci al pianoforte, tagliando, cancellando, modificando, più volte accordi e armonie, utilizzando anche un “finto inglese” per aiutarmi metricamente e per fare in modo che le parole mi aiutino a ricordare la melodia. Quando sono sicura della stesura della struttura, mi dedico al testo. Se il testo è in inglese è più facile perché la lingua si presta molto bene metricamente, se il testo è in italiano il lavoro diventa più lungo perché voglio che sia di qualità sia dal punto di vista metrico ( gli accenti tonici delle parole devono rispettare gli accenti della melodia) che dal punto di vista del messaggio che voglio trasmettere con il testo.
3)Puoi dirci tre canzoni (di altri artisti) che ami ed il perché? Tra queste, la canzone che avresti voluto scrivere quale è e perché?
Sono “I don’t want to miss a thing” degli Aerosmith perché ha un testo molto dolce, ma la musica non lo rende mieloso e scontato, anzi lo rende ancora più positivo. “Think” di Aretha Franklin perché mi diverte cantarla e “Hurt” di Christina Aguilera che avrei voluto scrivere perché la sento molto vicino a me.
4)Tre aggettivi per descrivere le tue canzoni.
Empatiche, piene di verità, singolari.
5)Quali sono gli artisti che ti hanno influenzato maggiormente?
Ascolto diversi cantanti, soprattutto stranieri, però non so dire se sono stata influenzata da qualcuno.
6)Perché vuoi fare musica?
Forse risulta difficile comprendere questa cosa, ma non sono io che decido di fare musica, è la musica che decide per me. Non è una cosa che posso controllare o decidere se fare o no. E’ qualcosa che ho dentro e che vive con me.
7)Credi che la musica possa realmente cambiare la vita di una persona?
La musica, come forma d’arte, credo che possa cambiare la vita ad una persona, può essere compagna di vita, può consolare nei momenti difficili, può essere quindi un aiuto che ti cambia la prospettiva delle cose e, di conseguenza, anche la vita. Io non so se me l’abbia cambiata, perché è sempre stata presente, e non ho né ricordi senza di essa, né riesco ad immaginare la mia vita senza.
8)Cosa pensi dell’importanza dei social-media nel mondo musicale?
I social media hanno una certa importanza, ormai tutto gira intorno a loro, hanno il compito di dare visibilità. Penso che ormai siano un mezzo indispensabile per chi fa musica e vuole farsi conoscere. Il problema è che danno solo visibilità e nel mondo musicale serve anche altro.
9)Perché hai deciso di esprimerti con questo tipo di forma d’arte? Cosa ha la musica che altre “arti” non hanno?
Ho avuto la fortuna di studiare canto, danza e recitazione e ho potuto esprimermi attraverso ognuna di queste discipline. Ho preferito la musica e il canto semplicemente perché amo la musica e perché ho bisogno di usare il linguaggio per esprimermi. Non mi sento di dire che la musica abbia qualcosa in più delle altre arti perché, secondo me, l’arte non deve avere né regole né uno standard da rispettare. Ogni forma d’arte nasce dal bisogno di esprimersi, di creare e di trasmettere. Però posso dire che spesso le arti sono “legate” l’una all’altra, per esempio trovo che la musica e il canto includano anche la danza (che aiuta ad avere una presenza scenica e muoversi sul palco in modo consapevole) e la recitazione (indispensabile per comunicare).
10)Potrebbe sembrare banale ma cosa penso della scena musicale italiana?
Mi dispiace dirlo, ma la scena musicale italiana, per me, è molto deludente. Ciò che ci viene proposto sono “prodotti” usciti dai vari talent show (non è mia intenzione polemizzare a riguardo) e non qualità. Quindi gli esempi che abbiamo sono cantanti mediocri che non fanno storia, come succedeva in passato quando veniva lanciato un cantante. La gente si abitua alla bassa qualità, chi vuole cantare pensa che basta avere una bella voce per essere un bravo cantante, con il risultato che alla fine non c’è spessore artistico. Nelle scuole di canto insegnano la tecnica, come usare la voce, come respirare, ma nessuno insegna a stare sul palco, a comunicare e ad usare veramente le proprie emozioni. Io ho la fortuna di studiare con un insegnante della “vecchia scuola” Dario Lagostina che, attraverso il lavoro fatto insieme, è riuscito a tirar fuori l’artista che sono oggi, ma non ci sono molti insegnanti che fanno questo tipo di lavoro. In più i brani che escono oggi durano qualche tempo e poi finiscono nel dimenticatoio, mentre canzoni scritte più di vent’anni fa, sono tutt’oggi conosciute anche dai giovani e ancora amate dal pubblico. Se poi pensiamo al fatto che la melodia italiana era conosciuta in tutto il mondo e che dall’estero ci “scopiazzavano “, oggi non succede più.
11)Cosa un’artista non dovrebbe mai fare?
Innanzi tutto io considero artista chi che crea e realizza qualcosa di nuovo, molti pensano che basta suonare uno strumento o cantare per essere artisti. Secondo me un artista deve essere originale e non dovrebbe mai né copiare qualcuno né copiare qualcosa che esiste già, altrimenti non è un artista.
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