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Kolè, l’intervista

Music Alive | Luglio 2, 2021

Nata a Roma (classe 93) la musica la accompagna da sempre, non ha mai pensato fosse qualcosa di diverso dalla sua esistenza o un fatto ancillare, da apprendere. Grazie alla storia della filosofia e della musica medievale ha approfondito alcuni aspetti della musica bizantina antica e del canto gregoriano (ascolti: Marcel Pérès, e riproposizioni composizioni di Ildegarda di Bingen) ereditando soprattutto il gusto per l’armonizzazione delle voci. Cresciuta ascoltando Radiohead, Portishead, Jeff Buckley, Elliott Smith, Aphex twin e, per il panorama italiano Moltheni, Afterhours, Verdena, Cristina Donà, negli anni dell’università la sua attenzione e il suo interesse si sono concentrati nello studio del canto jazz. Ne esce un’esplosione di elegante trip hop e funk con delicate contaminazioni jazz che cerca di concentrare in 5 pezzi le influenze maggiori dei suoi ascolti.

Ne abbiamo parlato direttamente con lei.

Partiamo con una presentazione di stampo classico: chi sei, da dove vieni, come descriveresti il tuo progetto artistico a chi ti scopre per la prima volta?

Il mio progetto artistico è un ibrido fra le mie composizioni, è un esperimento che cerca di tenere assieme le mie radici musicali, i miei ascolti e i miei studi cercando di non perdere originalità nel confronto col mercato. Mi ha scoperta Silvia, figlia di Biagio Pagano e nipote del mio attuale produttore, Matteo Pagano, una sera che canticchiavo per gioco da brilla al pianoforte a coda di un laboratorio di pratiche etnografiche, di fatto quindi ad una festa votata all’inclusione sociale. Da lì il primo contatto.

Parliamo un po’ del tuo background musicale: quali sono gli artisti che ti hanno maggiormente influenzato e quali sono state le esperienze maggiormente rilevanti nel corso della tua formazione?

Artisti fondamentali per la mia crescita sono stati Bjork, Radiohead, Jeff Buckley, Elliot Smith e Aphex twin, per il panorama straniero di stampo pop, elettronico, per il versante jazz, soul, e nusoul Joni Mitchell, Chet baker, Anita O’Day, Erykah Badu, Hiatus Kaiyote, Rachel Ferrell e D’angelo. Per il panorama italiano sicuramente ho ascoltato tantissimo in adolescenza i Verdena, gli Afterhours, Moltheni, Cristina donà e il teatro degli orrori. Devo molto al mio background, è evoluto negli anni assieme ai miei studi e ascolti.

Come dovrebbe essere secondo te un live perfetto? Hai già avuto modo di portare dal vivo il tuo disco di debutto?

Mah, penso quello in cui ci si sente a proprio agio nel confronto con il pubblico, in cui si sa di avere davanti ascoltatori interessati e partecipativi ma soprattutto quello in cui si riesce a comunicare al meglio la propria passione. A breve ci saranno le prime date per la presentazione live dell’EP.

Quali sono, secondo te, i pro e i contro della scena musicale in Italia? Segui le varie uscite e pubblicazioni?

Non seguo molto le recenti pubblicazioni e novità ma resto attenta perché di cose buone, seppure poche, ce ne sono. Sono felice ad esempio della “riscoperta” del soul che sta prendendo piede di recente e che vede coinvolti artisti quali Venerus o Frah Quintale, ma anche Serena Brancale, ad esempio.

Come è nata l’ispirazione per “Kolè”, il tuo alterego musicale e disco di debutto, e qual’è la situazione ideale per ascoltare questo tuo disco?

E adesso?

Non è nato, esiste da sempre e mi è capitata l’occasione per dargli dei natali più definiti e concreti. Le tracce raccolte coprono un arco vasto della mia vita e sono state selezionate fra molte altre che spero di poter farvi ascoltare al prossimo esperimento. Il mio disco può essere ascoltato in vari momenti, la parte funk usata per rinfrancare il morale, quella triphop per meditare e rilassarsi, semplificando.

Pubblicato da Music Alive

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