“The Hidden Voice”: la “voce nascosta” tra le frequenze del Rock

The Hidden Voice nasce come gruppo nel 2015 dall’incontro tra Dario Miccichè (siciliano, ma genovese di adozione), voce e chitarra elettrica, e Michele Grammatico (romano) batterista del gruppo.

E per quelle strane fatalità della vita, fin da subito, nasce tra di loro una vera e propria alchimia. Il confronto fra i due musicisti, ognuno col suo percorso (collaborazioni con altri gruppi, con nomi famosi del panorama musicale, esperienze all’estero ed addosso un bagaglio di musica d’oltreoceano e italiana), rivela da subito grandi affinità artistiche, portandoli alla stesura a quattro mani del progetto dal titolo omonimo, presentato al pubblico il 27 gennaio 2019. Con un registro vocale deciso, dalle frequenze omogenee e la classica griffe del rocker, Dario Miccichè si inserisce fra gli artisti che, libero dall’effetto delle mode musicali, arriva dritto all’essenza del genere trattato.
L’album “The Hidden Voice” , per la Rover Music Production di 10 tracce (7 in inglese, 2 in italiano e un brano strumentale), racchiude quella ricchezza di contenuti, propria di chi vuole fare buona musica. Le sonorità attraverso tutto l’ LP sono la continua ricerca di un rock senza tempo, privo di contaminazioni pop, molto vicino al prog/rock e con influenze blues.
Due brani del disco sono versioni diverse della stessa canzone e hanno un riferimento diretto al titolo dell’album (prima e nona traccia). E mentre il testo rimane invariato per entrambi i pezzi, musicalmente emergono differenze strumentali, di tempo e di voce. “Hidden Voice” , brano di apertura, ha i tempi variabili classici del rock, con batteria e chitarra elettrica in primo piano, mentre la nona traccia, “Hidden…at home“, di tempo moderato, ha la chitarra in primo piano accompagnata dal suono di un’armonica. Il testo ha in sé il senso dell’intero lavoro: mettersi in modalità “ascolto” della voce nascosta, rivelatrice della strada giusta da percorrere, spesso trascurata, dando troppa rilevanza alle influenze esterne: “Segui la tua luce, non perdere questo treno… Non camminare invano, non c’è modo di zittire quel rumore dentro, stai cercando di non perdere il senso della tua vita…“. Parole pregne di significato e dentro la sensazione che le spiegazioni non bastano, quando è il frutto di un’ispirazione artistica a puntare i riflettori sull’ immenso universo dell’interiorità in cui l’individuo può ritrovare se stesso.
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Ma gli spunti di riflessione sono diversi e vanno a toccare tematiche molto sentite in questo momento storico.
“Surprise Song “ (traccia n.2) è un invito a prendere la vita con più leggerezza, lasciandosi alle spalle il passato e abbandonando l’orgoglio, perché tutto cambia: “Credimi amico mio, tutto il nostro viaggio è semplicemente una canzone a sorpresa“. L’effetto immediato è di trovarsi di fronte a un amico, prodigo di buoni consigli, mentre il ritmo, la melodia e la voce mi sembra siano sincronizzati in un tono di raccomandazione, che non v’è alternativa per proseguire il cammino.
Pochi rulli di batteria anticipano la solenne entrata della chitarra in “Io” (traccia n.3), un’analisi dell’Ego del maschio alfa, provando a calarsi nei panni di chi vive questo modo di essere: “Io e solamente io ho amici dovunque…io esisto solamente io e mi importa solo di io “. In antitesi, seguendo un filo logico, troviamo la traccia n.8 con “Pinky’s power“. L’avvio è dato da pochi accordi di chitarra elettrica in distorsione, che proseguiranno in un riff di sottofondo per la maggior parte della durata della canzone. La donna è l’argomento principale e se ne percepisce la sensualità, il modo di amare ed il potere che dal suo “essere” ne deriva.
Quasi a metà del viaggio si viene catapultati in “Piperita’s Speech ” (traccia n.4). In apertura: pochi solenni rintocchi di un pendolo e, di seguito, un dolce e lungo momento musicale, fatto di suggestivi suoni armonici. Ma sul finale l’entrata della batteria preannuncia un cambio di scena, aumentando i bpm e infuocando il cordofono. Unico brano strumentale dell’intero lavoro, “Piperita’s Speech“ sembra quasi un momento di raccoglimento, una pausa fra le tante profonde elucubrazioni.
In “Liver’n Bile” (traccia n.5) le note di un pianoforte, prima di addentrarsi in un clima dal rock marcato, danno il via all’argomento “rapporto di coppia”, ma da un punto di vista inusuale, di chi rifiuta di soffocarsi a vicenda: “la vita quotidiana è sempre una dolce allegria, ma mi fai aumentare la bile ( di nuovo)”.
“Over my life” (traccia n.6) apre e chiude il discorso con un vibrato grintoso e, sul refrain, Dario Miccichè incide il suo graffio vocale. Il protagonista descrive il suo vissuto e si rende conto di aver fatto una scelta d’amore per paura di restare solo: “Pensavo fosse amore ma ho abbracciato l’oscurità, seguito le stelle, solo per evitare la solitudine”. Emerge la rabbia per un errore. Ma per quanto lo sbaglio possa essere grave, mostra il lato umano di una persona e della necessità di cadere e rialzarsi per essere migliori: “posso guardare nella mia vita, niente più brutte notti ad osservare linee sfocate“.
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“Vado avanti da me” (traccia n.7): si profila un uomo deciso a proseguire il suo percorso con le proprie forze, con l’umiltà di chi non crede di avere grandi doti di saggezza e forza, ma consapevole della sua personale crescita. Le atmosfere musicali presenti nel brano, cariche di pathos, complici il ritmo lento e cadenzato e la voce quasi rassegnata, riportano all’immagine di una strada ben delineata, su cui l’uomo si è inoltrato, con le personali sconfitte e vittorie.
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Siamo sul finale; “I had a dream“, decima traccia, chiude il disco e chiude anche il cerchio di un album che, a mio avviso, trova risposta ai temi trattati proprio in quest’ultima stesura. Lo scenario è quello di un sogno, ma con le stesse sensazioni di un incubo, partecipi le atmosfere musicali e una voce di sottofondo al canto, come provenisse da un’altra dimensione. È la notte di Natale e in mezzo alla gente che lavora e cammina: “una luce lampeggiante su di me, una voce sgradevole intorno, un tuffo nella nebbia ed una strana signora seduta di fronte a me“. Scene raffiguranti la paura e la presa di coscienza di essere arrivati al capolinea della vita, che suscitano sia il desiderio di lasciare a chi rimane il buono del proprio vissuto e sia una domanda:“che ci sarà dopo?” .
Tirando le somme, l’album “The Hidden Voice” , visto nel suo insieme, si rivela un lavoro di stile e tecnica, con le giuste componenti per porre l’ascoltatore all’attenzione della voce nascosta. E con tante certezze, ma diverse sfumature ancora da svelare, abbiamo incontrato Dario Miccichè e Michele Grammatico a cui abbiamo rivolto qualche domanda.
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Nonostante riesca a sentire l’eco anche di un rock nostrano nel vostro lavoro, viene facile chiedersi: quali sono stati i gruppi che di più hanno influenzato il vostro percorso?
Ad essere sinceri più che influenza, viene da dire ispirazione e stimolo. Quando un artista ti colpisce e ti smuove qualcosa dentro, per noi vuol dire che ha parlato alla tua parte nascosta, che ti fa scegliere una cosa piuttosto che un’altra, ti fa andare da una parte invece che dall’altra. All’inizio del percorso artistico si guardava ai grandi, a chi ha già lasciato una traccia in questo nostro mondo musicale e poi… scopri che anche da te nasce musica. Beh… Jimi Hendrix, Led Zeppelin, Police, U2, Muse, Pearl Jam, Toto, Banco del Mutuo Soccorso, Joe Satriani, Gentle Giant (la lista è lunga), tutti questi artisti ci hanno suggerito come esprimerci e la capacità di emozionarci. Le nostre sonorità e i progetti musicali nascono proprio da questo processo e se, in qualche modo, riusciamo a dare emozione e piacere di ascolto, siamo più che contenti. Il nostro sound è come la vita reale, dove la musica italiana si è perfettamente miscelata con quella d’oltreoceano.
Abbiamo già parlato della “voce nascosta” , tema principale del lavoro che, suppongo, sia anche quel segnale che vi ha indicato il cammino da fare. Affrontare temi così complessi è indice di grande capacità e stimolo, ma chi di voi ha avuto l’idea di questo disco e quanto avete impiegato per arrivare alla minuta?
Sì, è stata una voce nascosta, per niente facile da sentire e seguire. Anche perché, purtroppo, si sta diffondendo lo “sport” di distruggere i sogni degli altri. Sarà capitato a tanti di prendere un’ iniziativa e sentirsi dire, ad esempio: “Ma che fai alla tua età? Ma lascia stare!”. Spesso si proiettano sugli altri le proprie incapacità, cercando di distruggere i sogni altrui. Ci siamo resi conto che, chi critica ferocemente, travestendo il tutto da pseudo cultura e conoscenza, si è autoeletto conoscitore del “modo di essere” altrui. E più la sua rabbia è grande, più alta è la voglia di distruggere ciò che sanno e fanno gli altri… E poi? mangiargli il cuore (come i cannibali) per acquisirne le capacità?… Ma la nostra vocina ci diceva di continuare senza sosta. Dopo anni di prove e composizioni varie abbiamo detto: “Questo è il momento di entrare a registrare!”. Eravamo titubanti, ma abbiamo preso coraggio ed iniziato. Dopo otto mesi abbiamo completato l’album. La vita, la musica e le persone sono state le nostre muse.
Fra le tante tematiche trattate avete inserito “Piperita’s Speech”. Come mai la decisione di inserire un brano strumentale?
Piperita è un personaggio dei fumetti americani, irreale ed irragiungibile. Sarà capitato a tutti di attraversare periodi che sembrava tutto girasse in positivo e persone inarrivabili diventavano finalmente raggiungibili… In realtà eravamo noi diversi, e questo è il concetto per Piperita… Non è lei a non esserci più , siamo noi che siamo cambiati e non siamo più quelli che raggiungevano l’inafferrabile! E visto che è impossibile parlare di emozioni così grandi è nato un brano solo strumentale, perché non può esserci nessuna descrizione.
Aprendo la pagina Youtube di The Hidden Voice appare il disegno di un albero con un angioletto e un diavoletto seminascosti, che, credo, siano la rappresentazione della voce nascosta. Come mai la scelta di non girare nessun videoclip per il vostro lavoro?
Sì, due faccette che compaiono dietro l’albero, un angioletto a destra e a sinistra un diavoletto. Sono i due aspetti della Hidden Voice, le due facce della stessa medaglia. A volte siamo talmente alterati, che pensiamo sia la voce nascosta a indirizzarci a far cose, che poi risultano sbagliate… No, questo fa parte del libero arbitrio! Abbiamo in cantiere dei videoclip, ma diverse situazioni ne hanno ritardato la realizzazione. Tra settembre e ottobre dovrebbero uscire almeno due video.
Quali sono i vostri progetti a proposito di tour?
Molto semplice, stiamo cercando di organizzare il nostro tour e siamo alla ricerca di impresari affidabili. Comunque ci stiamo preparando molto accuratamente. Abbiamo la certezza che dal vivo sapremo dare il meglio di noi sia in Italia che all’estero.
a cura di Elisa Iacono – Music-Alive 2019
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